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il violone

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IL VIOLONE – dal Trattato sul Flauto Traverso di J.Joachim QuANTZ (1752)

 

          Per tutti gli appassionati di Storia del Contrabbasso. Riporto oggi un interessantissimo studio del famoso flautista J.Joachim Quantz tratto dal suo Trattato sul flauto traverso dal titolo “Di quello ‘l quale suona” il violone, particolarmente”. Avventuriamoci insieme in questa lettura che è particolarmente piacevole e che può risultare di estrema importanza anche per comprendere le tecniche esecutive del XVIII secolo a livello filologico. Voglio ricordare, infatti, che quasi nessuno dei grandi contrabbassisti dell’ epoca contemporanea suona in maniera filologica i brani dell’ epoca viennese, classica pura o romantica. La tendenza ad accelerare i tempi di esecuzione è una delle costanti più orripilanti che si possano ascoltare su di un contrabbasso o violone grande. Ma vediamo cosa ne pensa Quantz già nel 1752, momento storico che in realtà ha cominciato a vedere e marcare la decadenza di questo strumento che impropriamente viene considerato l’ antesignano del contrabbasso, appartenendo alla famiglia delle viole da gamba e non a quella del violino da cui appunto deriva il moderno contrabbasso. Dice Quantz: “Il VIOLONE (io ragiono di quello strumento con quattro corde corde accordate dalle quarte dall’ in giù all’ in su, cioè Mi,La, re, Sol, il quale instromento li tedeschi nominano contro violino) va di pari passo colla violetta, o sia Viola da braccio. Vi sono alcuni che non gli attribuiscono il merito di cui esso è degno, quando egli è suonato bene; e non lo stimano tanto necessario, come lo è in gran musica. Non pretendo negare che il maggior numero di coloro i quali suonano questo instrumento, non è forse dotato di talento bastevole per farsi distinguere in altri strumenti, li quali essigono molta capacità e molto gusto. E’ però incontrastabile che un musico il quali suoni il Violone deve intendere l’ armonia, quando anche non vi abbisognasse una gran delicatezza nel gusto, e non deve essere un Musico di minore abilità; poiché fa l’ equilibrio, per così dire, con colui che suona il violoncello e conserva il moto nell’ esecuzione di una gran Musica, principalmente in una Orchestra in cui non si può sempre vedersi, ne sentirsi bene. Quello che preme maggiormente in uesto strumento si è il suonarlo con schiettezza; e la maggior parte di coloro che lo suonano cadono in questo ERRORE. Un buon instrumento contribuisce molto per la schiettezza e chiarezza del suono ma il suonatore vi fa nacor di più. Se lo instrumento sarà troppo grande o accordato in maniera troppo forte, il suono non riescirà distinto, né aggradevole né poco intellegibile all’ orecchio. Se il suonatore non saprà maneggiare il colpo di archetto come l’ instrumento richiede questo fa nascere lo stesso fallo. Se l’ instrumento sarà di una grandezza mediocre, piacerà molto, come pure se sarà provveduto di quattro corde, e non di cinque, perché conviene, che la quinta corda sia più debole della quarta, se si brama che ella abbia la giusta proporzione colle altre; questa assai grande variazione non arreca utile si in questo instrumento come anche nel violoncello e nel violino. Si è dunque messo in disuso li violoni che avevano cinque corde e che erano chiamati universalmente Bassi tedeschi da Violino. Se sarà d’ uopo adoperare due violoni in una musica, il secondo potrà essere alquanto più grande del primo e quello che manca per chiarezza di quello viene supplito dalla gravità di questo (ndr.: è probabile che quando si utilizzavano due violoni di grandezza diverse Quantz si riferisse ad un contrabbasso moderno come strumento secondario per ampliare la gamma delle sonorità basse!!). Serve di grande impedimento per la chiarezza quando non vi sono tasti nel manico. Vi sono persone che pigiano li tasti per qualcosa di superflua e nocevole. Ma questa falsa idea non viene seguita dai virtuosi li quali hanno fatto con li tasti tutto ciò che può farsi con questo instrumento. Si può ancor far vedere che questo instrumento allorachè forma li suoni chiari ed intelleggibili deve essere fornito assolutamente di tasti. Si sa che una corda breve e sottile quando è molto tirata, forma vibrazioni molto veloci e meno spazione di quello che faccia una corda lunga e grossa. Allorchè dunque una corda lunga e grossa si spinge sopra il manico, la quale non può essere tirata, come lo è una corda breve, quella urta contro del legno poiché la sua vibrazione non ha luogo sufficiente, e ciò non solamente toglie la vibrazione ma ancora è cagione che dopo la corda fischia e fa sentire un altro suono, cosi chè il tuono viene formato oscuro e non schietto. E’ vero che le corde del violone sono toccate già più alte, di quello che siano loe corde del violoncello, e questo mediante il ponticello ed il capotasto, onde ciò impedisce che il contracolpo non tocca il manico; ma questo non basta neppure quando le corde sono toccate e che sono spinte dalle dita sul manico. Se all’ incontro saranvi tasti nel manico, allora ogni disordine viene tolto via; li tasti tengono le corde più alte, ed elleno possono far le loro corde vibrare senza contrasto, e conseguentemente possono far sentire il naturale suono, di cui lo strumento è capace. Li tasti arrecano anche utile poiché si può con essi toccare più esattamente li tuoni ma non già farsi può così senza loro, ed i tuoni pei quali bisogna assolutamente avvalersi delle dita, acquistano maggiore somiglianza col suono delle corde nude. Se si pretendesse ostare che li tasti sono un impedimento ai mezzi tuoni minori, li quali non sarebbero allora ben distinti si può rispondere ciò non apporta tanto nocumento nel violone quanto lo apporta nel violoncello, perché la differenza che corre tra li tuoni segnati coi diesis e coi b molli non puoissi tanto bene vedere nei tuoni profondi del violone quanto si fa conoscere nei tuoni più alti degli altri strumenti. Conviene portare il colpo d’ arco lungi dal ponticello per la larghezza di sei dita in questo instrumento e deve farsi sentire tanto brevemente ed anche tanto staccato quanto la durazione delle note non lo concede, acciò le corde lunghe e grosse possino fare le necessarie vibrazioni. Conviene ancora andare con un tiro solamente dalla estremità inferiore al mezzo dell’ archetto e non in guisa che si segasse; toltone le composizioni melanconiche in cui il colpo dell’ archetto deve farsi senza un simil tiro, ancor che debba però essere sempre assai breve. La punta dell’ archetto riesce di pco avvantaggio, toltone nel piano. Bisogna portare lo archetto dalla mano sinistra a la destra, se si vuole notare con particolarità una nota, mercè che avendo in tal caso maggiore forza può anche dare maggior enfasi. Io voglio però dire che si usa solamente il colpo brieve dell’ archetto, di cui sopra ho fatto menzione, nelle note che essiggono fasto e vivezza, ma non già nelle note lunghe come sarebbe a dire nelle Tonde e nelle Bianche che sono alcune volte frammischiate nei pezzi veloci o nel seggetto stesso della composizione, o quando esprimersi andanti le quali devono esprimersi un sentimento allettevole, e melanconico. Il suonatore da violone deve porre il esecuzione queste note con una maniera sostenuta e pacifica tanto quanto l’ eseguisca quello il quale suona il violoncello. Il suonatore di violone cercherà di avere un’ applicazione perfetta e comoda delle dita o sia una trasposizione perché sia capace di suonare le note che sono alte tanto quanto le suona il violoncello, e perché non quasti li bassi melodici, massime l’ unisono, il quale deve assolutamente eseguirsi come è scritto in ogni instrumento, e così anche nel Violone. ….. se succedesse che un basso all’ unisono andasse più in alto di quello non può ascendere il suonatore da violone col suo instrumento abbenchè non vi saranno che non passino il tuono G con una riga (sol primo del flauto), il quale tuono molti bravi suonatori di questo instrumento esprimere ponno con somma schiettezza, e con grandissima distinzione, sarebbe cosa molto lodevole di suonare in tal caso li passaggi interi un’ Ottava più bassa di quello sarebbe il togliere la melodia con una maniera in acconcia. Se il suonatore di violone troverà passaggi tanto presti, che non possa suonarli con schiettezza, potrà suonare la prima, la terza o la autima di ogni figura, che siano semicrome o biscrome. Egli prenderà sempre la regola dalle principali note della melodia del basso… Il suonatore da violone non deve tralasciare nulla eccetto tali passaggi i quali non tutti hanno la capacità di suonarli assai velocemente. Se s’ ideasse di volere sempre suonare unicamente la prima delle quattro crome che incontra nel medesimo tuono, eccetto tali passaggi, i quali non tutti hanno la capacità di suonarli assai velocemente. Se s’ ideasse di volere sempre suonare unicamente la prima delle quattro crome, che incontra nel medesimo tuono, e di lasciare da parte tre, il quale errore molti seguono, principalmente quando il pezzo non è stato composto da loro medesimi egli non potrebbe certamente scansare la taccia di negligente, o dei maligno. La espressione di colui che suona il violone deve essere più seria di quella di tutti i bassi. Non è necessario che suoni coi piccioli abbellimenti fini, ma deve in contraposto contribuire peso e forza a quello che gli altri suonano. Bisogna che esprima il piano ed il forte con aggiustezza, che osservi il molto con attenzione; non conviene che urti né strascichi la misura, che eseguisca le sue note con fermezza, con sicurezza e con distinzione, che abbadi se lo archetto raschia, poiché ciò partorisce in quest’ instrumento peggior esito di quello che produca negli altri, ed allorchè vede che si suona ora seriamente ora nò ora con allettamento ora con allegreza qualche fiata arditamente ed in tutte le maniere che questo farsi possa deve sempre procurare di avervi anch’ esso parte, e non togliere con la sua trascuratezza lo esito, che tutta l’ orchestra spera nella esecuzione di una composizione. Conviene che abbia sempre l’ orecchio attento alle pause, particolarmente nei concerti, acciò che possa, nell’ entrare nel ritornello, principiare il forte con vehemenza e con tempo giusto e non lasciar scorrere avanti alcune note come certi musici fanno. Del resto potrà approfittarsi di molte cose, di cui parlasi in questo capitolo, trattando degli altri strumenti e ricavare vantaggio da molti precetti di accompagnamento i quali sarebbe cosa inutile ‘l qua ripetere.”

Come si può notare vengono fornite molte indicazioni utili anche su quella che era la prassi esecutiva del XVIII secolo. Tuttavia talune informazioni di Quantz sono state oggetto di critica da vari cultori del Violone che ad oggi ritengono superata questa descrizione sotto profili metodologici e strutturali ben precisi. Tuttavia rima questa una delle più importanti testimonianze storiche sia sulla strutturazione del violone e sia sulle modalità di utilizzo deello stesso strumento che, come si è visto, veniva considerato da Quantz allo stesso livello di importanza rispetto agli altri strumenti dell’ insieme musicale od orchestrale in genere.


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